Progetto: Italiani Emigrati all'Estero

Conferenza Stampa per la presentazione dei risultati del Progetto CAFRE Italiani Emigrati all'Estero nel volume omonimo edito dalla Pisa University Press, sala stampa della Camera dei Deputati, Martedì 14 Ottobre 2020 ore 18-19:30



Saranno presentati i risultati di una ricerca sugli italiani all'estero, la mobilità intellettuale-economica e la cosiddetta fuga dei cervelli

La ricerca, coordinata da Serena Gianfaldoni per il CAFRE Università di Pisa, ha previsto una ricca fase di rilevazione statistica che ha coinvolto attivamente 800 italiani attualmente residenti all'estero (oltre 34000 i dati raccolti). Oltre alla rilevazione quantitativa la ricerca ItE ha previsto anche un'indagine qualitativa con il contributo di qualificati esperti e docenti universitari impegnati su tutto il territorio nazionale

I risultati del Progetto Ite sono stati raccolti in una pubblicazione della Pisa University Press (“Italiani emigrati all’estero. Progettualità, rotte, adattamento e rientro in patria”), nella quale sono anche presentate storie moderne di migrazione italiana oltre a strategie delineate dai numerosi manager, dirigenti e giovani coinvolti nel progetto, impegnati a individuare percorsi condivisi per la valorizzazione del "patrimonio umano" italiano

Fra gli afferenti al CAFRE hanno partecipato il Vicedirettore Prof. Andrea Taddei e la Prof. Silvia Venturi rappresentante del Dipartimento di Scienze Politiche nella Giunta

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Resoconto

Presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, nell’ambito di una conferenza stampa, sono stati presentati i risultati di un progetto promosso dal CAFRE Università di Pisa sul fenomeno degli italiani emigrati all'estero e sulla mobilità che interessa sempre più giovani.

Il progetto ItE Italiani Emigrati all’estero, durato diciotto mesi, è stato ideato e coordinato da Serena Gianfaldoni, docente di Gestione delle Risorse Umane, sostenuta nella conduzione della ricerca da un team multidisciplinare composto da oltre 170 persone fra esperti, docenti universitari di numerosi atenei italiani, 50 manager e 50 studenti dell’Università di Pisa, la maggior parte dei quali segue il corso di laurea in Ingegneria Gestionale.

Il Progetto ha previsto una fase di elaborazione statistica con la raccolta di 800 questionari e l’analisi di 34000 dati, utili per offrire un quadro del migrante-tipo: i push factor che spingono ad emigrare; i pull factor che attraggono verso l’estero; le principali rotte; le problematiche nella fase di adeguamento; le strategie professionali; la rete di relazioni e il senso di appartenenza; i legami con la madre patria e l’eventuale rientro in Italia.

Nella fase di analisi qualitativa il fenomeno degli Italiani all’estero è stato invece analizzato nella sua complessità, con il contributo di qualificati esperti, da una prospettiva demografica, storica, filosofica, letteraria, economica, sociale, formativa.

I risultati della ricerca ItE sono stati raccolti in un cospicuo testo (oltre 800 pagine) edito dalla Pisa University Press stampato con i contributi offerti dall'ateneo per progetti speciali per la didattica 2019-20.

Nel testo “Italiani emigrati all’estero. Progettualità, rotte, adattamento e rientro in patria” compaiono anche alcune preziose strategie elaborate concordemente da manager, dirigenti e studenti coinvolti nel progetto per sostenere il sistema paese, favorendo da una parte la mobilità e la brain circulation, ma al tempo stesso gestendo il fenomeno e mitigando la cosiddetta “fuga dei cervelli”. Corredano il testo anche numerose storie di migrazione che testimoniano la persistenza e l’evoluzione di un fenomeno che continua a interessare numerosi Italiani talentuosi.

Secondo la coordinatrice del Progetto ItE Serena Gianfaldoni - “bisogna distinguere il fenomeno della mobilità che spinge molti Italiani a cercare nuove strade, percorsi professionali e opportunità all’estero, da quello che viene chiamato brain drain, fuga dei cervelli, legato a una dispersione dell’investimento formativo. Il nostro progetto di ricerca ha investigato per mesi, col supporto di qualificati esperti e l’analisi statistica un fenomeno chiaramente complesso. In riferimento alla migrazione giovanile, se da una parte si mostra necessario stimolare i giovani a viaggiare, provare esperienze internazionali, indispensabili per completare il percorso formativo, dall’altra parte è necessario però sostenere coloro che vorrebbero rimanere in Italia e fanno molta fatica a trovare una piena realizzazione. Da quanto è emerso, il nostro sistema paese dovrebbe migliorare l’offerta lavorativa per i giovani Italiani, laureati o diplomati, non solo nelle aree umanistiche. Dai dati raccolti, i giovani che emigrano non sembrano scappare dall’Italia, dalla cultura italiana, dalla rete di relazioni amicali o familiari intessute. Al contrario, risulta molto apprezzato lo stile di vita italiano. I nostri punti di forza però, non sembrano bastare. Dal campione che abbiamo esaminato viene troppo spesso lamentata la precarietà del lavoro, la difficoltà di fare carriera, uno scarso riconoscimento del valore e del talento, l’assenza di meritocrazia, una scarsa capacità attrattiva, una forma di immobilismo che ingessa l’Italia e il mercato del lavoro. Al contrario, all’estero, gli emigrati italiani sembrano trovare spazio per realizzare compiutamente il proprio percorso professionale, pur dovendo affrontare evidenti problematiche e una fase di adattamento che, indubbiamente, forma a una mentalità globale. Se risulta, infatti, che da una parte gli ambienti di lavoro all’estero risultano più stressanti e competitivi, risulta anche che all’estero sia più facile vedere riconosciute le proprie abilità, fare carriera, ottenere maggiori riconoscimenti economici e premi per giovani qualificati, oltre alla possibilità di lavorare nel settore disciplinare per il quale sono stati dedicati gli anni e le energie del periodo formativo. In ogni caso emerge che i nostri giovani sono ben considerati dal punto di vista della formazione, altamente qualificati per le posizioni offerte, capaci di portare valore e farsi apprezzare in ambiti professionali competitivi”.

Sul tema interviene anche il Prof. Franco Failli, del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale, che ha partecipato al progetto con un contributo centrato sul tema della mobilità che è possibile riassumere in una massima “Emigrare, con la speranza di fare. Rimanere, assumendosi il rischio di soggiacere”.

Nell’ambito della presentazione a Roma presso la Camera dei Deputati è intervenuto il Prof. Michele Lanzetta, Direttore del CAFRE Centro Interdipartimentale per l’Aggiornamento, la Formazione e la Ricerca Educativa dell’Università di Pisa “Il Progetto ItE mostra chiaramente l’urgenza di strategie coraggiose rivolte ai giovani e concordate fra università, aziende, istituzioni. Tra i punti di forza delle nostre iniziative è il coinvolgimento degli studenti nella progettazione, la formazione dei docenti e l'internazionalizzazione, strategie utili a migliorare il sistema paese. Il Progetto ItE si inserisce in un percorso che prevede varie azioni, ad es. il progetto formativo intrapreso da oltre cinque anni attraverso il Laboratorio Link Università - Aziende, concepito per porre in contatto studenti con manager di aziende sul territorio nazionale; attraverso scambi prima della laurea nell'ambito della convenzione con la storica Università di Nanchino  in un'ottica di reciprocità nelle fughe di cervelli e con il nostro Master per formare formatori. Fra i punti di forza del Progetto ItE vorrei infine ricordare la parte strategica dedicata alla definizione di politiche sociali, economiche e formative che hanno coinvolto allo stesso tavolo, nel corso di riunioni molto partecipate studenti, manager, dirigenti, docenti e ricercatori, che hanno dedicato prezioso tempo al progetto.”

Come ricorda il Prof. Lanzetta, nel corso del Progetto è stato registrato un grande entusiasmo da parte degli studenti coinvolti che hanno dedicato energie alla ricerca, soprattutto nella fase di compilazione questionari da parte degli Italiani all'Estero. Fra di essi Giulia Lambardi che mette in risalto “l’urgenza di definire strategie pensate per i giovani, in particolare l’istituzione di tavoli di lavoro periodici in cui analizzare in modo critico il modello di occupazione italiano. Solo con l’impegno e la collaborazione di tutte le parti interessate possiamo, infatti, riuscire ad attuare un cambiamento concreto!, Interviene anche Biancamaria Nuzzi, laureanda in ingegneria gestionale e membro del Laboratorio Link Università-Aziende “I giovani rappresentano il cambiamento, l’innovazione e il progresso.  Hanno la capacità di cogliere segnali e trasformarli in idee funzionanti. Liberi da abitudini e consuetudini hanno il coraggio di proporre innovamenti. Tutto questo li rende i portatori naturali del cambiamento periodicamente necessario per il miglioramento dei cicli lavorativi e sono l’elemento fondamentale per lo sviluppo innovativo della società. Per questo motivo è fondamentale che le aziende coinvolgano i giovani nelle attività progettuali per non disperdere le loro idee e sfruttare al meglio la ventata di novità che essi possono portare in termini di innovazione e progresso. Come sosteneva Gianni Agnelli, una cosa fatta bene può esser fatta meglio”. Un’altra studentessa che ha partecipato attivamente al Progetto è Sara Carloni che sottolinea “I risultati del Progetto Ite hanno messo in evidenza la voglia della nostra generazione di mettere radici in Italia e la consapevolezza di quanto la realizzazione personale e lavorativa sia la chiave nel processo di empowerment. Il primo passo per facilitare i giovani nel trovare un impiego è diminuire il mismatch tra istruzione e lavoro. Una  volta trovata un’occupazione, il neolaureato deve avere una posizione coerente con quanto studiato che gli consenta di intraprendere  un percorso basato sulla meritocrazia per conseguire  la crescita sia dell’azienda  che di sé stesso. Il timore più grande dei giovani rimane la precarietà economica, problematica che in parte può essere risolta con l’aiuto dello Stato e delle Istituzioni. Si mostra necessario agevolare le aziende nelle assunzioni e investire sulla ricerca, anche perché i giovani trovano nella possibilità di lavorare all’estero una grande esperienza di formazione. Eppure, il desiderio a lungo termine è quello di restare nel proprio Paese, a patto di trovare una gratificazione lavorativa ed economica che lo consenta.

Un'autorevole conferma è giunta da Delfina Licata  curatrice del rapporto annuale Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes nell'imminenza dell'uscita di fine Ottobre, che in una breve anticipazione, ha ribadito che il fenomeno dell'emigrazione è strutturale e necessita attenzione da parte delle istituzioni e delle altre realtà, pure coinvolte nel progetto ItE, al fine di trasformarlo in un fenomeno circolare. Auspico di dedicare al rapporto una sezione di 20 pagine sui rientri. 

Sull’urgenza di definire strategie coraggiose, nel corso della conferenza stampa hanno fatto eco due manager di esperienza e dal profilo internazionale. Martin Bogen, CEO di Tecnologie Diesel SpA/Senior Vice President Bosch, ha parlato di temi urgenti quali innovazione, flessibilità, assunzione di rischio, urgenza di politiche aziendali efficaci, della necessità di creare un'atmosfera di fiducia facendo affidamento su una leadership ispirata capace di valorizzare i giovani talenti italiani. Martin Bogen ha anche parlato delle grandi opportunità e di potenzialità innegabili: “Aver ricevuto l’opportunità di lavorare in Italia è stata una grande fortuna nella mia vita. La creatività e i talenti ricchi di inventiva, insieme con la loro motivazione e dedizione è impressionante. Sono orgoglioso di essere parte di questa comunità”. Paolo Tazzini, CEO di Yachtalia, ha parlato invece di imprenditoria giovanile e dell’importanza di rischiare, restando in Italia per dare un contributo fattivo al paese “senza troppo lamentarsi e senza aspettare passivamente aiuti che cadano dall’alto. Anche i ragazzi si devono svegliare, non solo le aziende”.

Hanno partecipato alla conferenza stampa di Roma anche due parlamentari eletti nella circoscrizione estera: l’on. Fucsia Nissoli, eletta nella circoscrizione del Nord-Centro America, membro della Commissione Affari esteri e Comunitari e l’on. Nicola Caré, da numerosi anni in Australia. Nell’occasione i due deputati hanno mostrato che elevato è il livello di attenzione sul fenomeno da parte della politica. Tra le numerose sfaccettature, hanno sottolineato quanto il fenomeno sia esteso e come sia urgente un maggiore coinvolgimento degli Italiani emigrati all’estero, veri e propri ambasciatori del Made in Italy, capaci di mettere a frutto il know how appreso grazie all’esperienza migratoria. 

Ha moderato e concluso l’evento, Gianni Lattanzio, Segretario Generale dell’Istituto Cooperazione Paesi Esteri ICPE che ha posto l’urgenza di definire strategie utili per valorizzare, al contempo, il capitale umano italiano e le grandi opportunità che offre il processo di internazionalizzazione.